Landolfi nel secondo Novecento. Saggi e testimonianze

È disponibile il nuovo fascicolo di 

«Diario perpetuo»

Landolfi nel secondo Novecento. Saggi e testimonianze

https://www.quodlibet.it/libro/9788822914552

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I Saggi raccolti nella prima sezione schiudono sentieri di ricerca lungo direttrici tematiche landolfiane (come il topos della «donna-capra», il cronotopo della casa, il mitema del vampirismo, alimentato dall’ampio patrimonio di letture russe) che percorrono il panorama della letteratura italiana del secondo Novecento e degli ultimi magmatici decenni. Ricchi di potenziali sviluppi verso altre esperienze e figure, i contributi indagano le risonanze landolfiane nella poetica o in singole opere di un ventaglio eterogeneo e plurigenerazionale di scrittori nati tra gli anni Venti e Ottanta, nonché nella produzione artistica contemporanea.

Laura Bardelli

 Tracce caprine nell’Italia interna: dalla Pietra lunare al Sonaglio di Camilleri

In un’immaginaria passeggiata letteraria lungo le pendici dell’Appennino centro-meridionale, il contributo si propone di mettere a confronto la figura di Gurù, la «capra mannara» protagonista della Pietra lunare, con personaggi analoghi che compaiono nel Carcere di Pavese e in Cristo s’è fermato a Eboli di Carlo Levi, per concludere con un cenno alle metamorfosi che animano le pagine del Sonaglio di Andrea Camilleri.

Iwan Paolini

 Il linguaggio sconnesso della casa: su Landolfi e Manganelli

L’articolo propone una indagine sui rapporti fra Manganelli e Landolfi, partendo da una analisi comparata dei cronotopi domestici perturbanti in Settimana di sole, Sconclusione e La palude definitiva. Proprio lo spazio domestico appare, in entrambi gli autori, luogo privilegiato di riflessione metalinguistica e metaletteraria: la residualità domestica guida infatti una più estesa riflessione e sperimentazione sui valori e le possibilità della letteratura.

Irene Palladini

Come lemuri … I russi, Landolfi, Cavazzoni: nell’altrove della traduzione e della narrazione

Il contributo si configura come una ricognizione – condotta sotto la costellazione di un vampirismo programmaticamente inteso ed esperito – di elementi tematici che percorrono le pagine dei grandi narratori russi e quelle di Tommaso Landolfi. Ad arricchire la genealogia dei lemuri concorre il fantasmeto creato da Ermanno Cavazzoni, il quale ‘eredita’ talune creazioni, sospese tra onirico e grottesco, di matrice landolfiana, ad ispessire un’appartenenza tanto eccentrica quanto salda. L’araldica di voci testimonia, in tutta evidenza, sia la centralità dell’esperienza traduttiva in Landolfi – officina ineludibile per la definizione e messa a fuoco delle sue invenzioni tematiche – sia la persistenza di motivi landolfiani nei poemi lunatici di Cavazzoni, elevando il vampirismo a principio concettuale ed espressivo.

Niccolò Amelii

Vagabondaggi nello spazio. Risonanze landolfiane ne Lo spazio sfinito di Tommaso Pincio

Mediante una lettura comparata di natura stilistica, formale e tematica che pone in dialogo Cancroregina di Tommaso Landolfi e Lo spazio sfinito di Tommaso Pincio, evidenziandone assonanze e affinità, l’intento del contributo è quello di far emergere non solo le modalità narrative e le risorse espressive attraverso cui risonanze landolfiane, seppur inconsapevoli, emergono nella tramatura e nel portato epistemologico del romanzo di Pincio, ma anche di interrogare i motivi centrali della riflessione letteraria landolfiana per cercare di illuminare come essi lavorino con la stessa intensità al fondo dell’architettura poietica dell’autore romano.

Simone Rizzi

«Tutto che passa può ferirci». Un itinerario landolfiano nei racconti di Marco Marrucci

Il contributo si propone di analizzare alcuni racconti di Marco Marrucci (San Miniato, 1985) alla luce del ‘magistero segreto’, dell’eredità sotterranea che Tommaso Landolfi ha lasciato dietro di sé. Entrambi gli autori si spingono infatti alle estreme soglie della rappresentazione letteraria, mostrando piccole e grandi crepe nel tessuto di ciò che siamo abituati a considerare come ‘realtà’, ma anche l’amara consapevolezza che quasi sempre dalla ‘realtà’ non si fugge mai davvero, o mai del tutto.

Cesare Dal Pane

«L’atroce sfinge di ieri». La figuratività di Tommaso Landolfi

Nella sua opera Landolfi ha dimostrato un forte interesse verso le arti figurative e, come ogni grande scrittore, ne è stato attratto e influenzato. Dalla sensibile educazione al mondo dell’arte ricevuta da giovane, sino agli ultimi anni di vita in cui disegnava tanto, il contatto con il mondo delle arti visive è presente anche nei suoi testi, per quanto ben nascosto. Si è tentato di ritrovare alcuni luoghi fertili dell’opera landolfiana in cui si manifesta il corteggiamento tra la letteratura e le arti figurative.

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La seconda sezione include Testimonianze di incontri con Tommaso e Idolina Landolfi, declinati non solo sui piani della lettura e dello studio, ma anche su quelli dell’amicizia e della rielaborazione letteraria.

Annelisa Alleva (Solitari gentiluomini campagnoli. Landolfi e Puškin) instaura un confronto ravvicinato tra le opere (e le persone) di Landolfi e Puškin. Alleva, con Ruggero Savinio (La casa di Landolfi) ricostruisce anche la memoria della conoscenza indiretta di Tommaso Landolfi attraverso il legame con la figlia Idolina.

A Idolina consegna la parola Francesca Serafini (Intervista a Idolina Landolfi con una premessa), in un’intervista che introduce nell’officina di Landolfi e rivela aspetti peculiari del suo modus operandi. Inoltre Serafini riflette sulla forza del suo magistero, per il meticoloso lavorio sui significanti; aspetto centrale anche nel contributo di Giordano Meacci (La passeggiata), tra riscrittura e filologia.

Paolo Albani (L’assurdità diffusa) a sua volta ‘ricrea’, omaggiando Landolfi conferenziere; mentre Davide Ruffini (Landolfi nell’aia di casa) e Vanni Santoni (Alcune lune) testimoniano l’influenza e la presenza viva dello scrittore nella narrativa più recente.

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Buona lettura

Centro Studi Tommaso e Idolina Landolfi