Alcune recensioni a Idolina Landolfi, «Il piccolo vascello solca i mari». Bibliografia degli scritti di e su Landolfi

 
Di seguito si propone una raccolta di tre recensioni alla grande bio-bibliografia landolfiana (pubblicata qualche mese fa per i tipi della Cadmo: qui il link) scritte da altrettanti giovani studiosi di Landolfi: Raoul Bruni, Daniele Visentini e Paola Roccella.

 

 

TOMMASO LANDOLFI: UNA STORICA SFORTUNA EDITORIALE, DI RAOUL BRUNI
(in «Le parole e le cose», mar. 2015; vers. abbreviata e rimaneggiata già in «Alias/Il Manifesto»)

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Idolina Landolfi, «Il piccolo vascello solca i mari». Bibliografia degli scritti di e su Landolfi (1929-2006), Fiesole (Firenze), Edizioni Cadmo, 2015

 
 

Il Centro Studi è felice di annunciare a voi tutti, amanti e studiosi di Landolfi, la pubblicazione per i tipi della Cadmo dei due volumi di Idolina Landolfi, «Il piccolo vascello solca i mari». Bibliografia degli scritti di e su Landolfi (1929-2006)
Vol. I: A carte scoperte. L’autore e il traduttore: una biografia di Landolfi attraverso il rapporto con i suoi editori, le riviste, il pubblico, i contemporanei;
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Landolfiana, 45 monotipie di Iker Spozio

 

All’attenzione degli appassionati di Landolfi e dei sostenitori del suo Centro Studi, si offrono in visione 15 delle 45 monotipie realizzate dall’artista italo-basco Iker Spozio in omaggio al grande scrittore di Pico, più un ritratto di Landolfi eseguito dallo stesso Spozio a carboncino. 

 
 

Iker Spozio nasce a Luino, sul Lago Maggiore, nel 1972 e trascorre l’infanzia a Musadino, nella casa avita  – una casa non troppo dissimile da quella tante volte descritta da Landolfi nei suoi scritti.
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Nell’articolo qui proposto (estratto dal volume Da poeta a poeta. Del tradurre la poesia. Atti del convegno, Lecce, 20-22 ottobre 2005, a cura di A. Romanovic, G. Politi, pp. 245-63) Marco Sabbatini, ricercatore in Slavistica presso l’Università degli Studi di Macerata, indaga sulla struttura e sul complesso significato di uno dei componimenti più noti di Fëdor Tjutčev, Silentium!, concentrandosi in particolare sulla traduzione del 1964 a opera di Tommaso Landolfi.
 

 

Traducere et dicere… Silentium! di Fëdor Tjutčev. Note sull’analisi metrico-linguistica e sulla versione di T. Landolfi

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Recensione a Paolo Zublena, “La lingua-pelle di Tommaso Landolfi”

 

Di seguito si propone la recensione al libro di Paolo Zublena, La lingua-pelle di Tommaso Landolfi (Firenze, Le Lettere, 2013, pp. 125), scritta da Daniele Visentini e apparsa su «La rassegna della letteratura italiana», CXVIII, 1, gennaio-giugno 2014, pp. 345-46.
 
 

 
La lingua, sfinge che incanta l’intera opera narrativa landolfiana, palese chimera inseguita durante la stesura dei diari, è soggetto fondamentale alla decifrazione del “personaggio” e dell’uomo Landolfi. Non solo e non tanto la lingua in falsetto, artata, manierata, e come tale studiata nel cavo di ogni sua piega allo scopo di realizzare una prosa unica per accuratezza e complessità di vocabolario, bensì una lingua più concretamente falsa; una lingua «falsamente classicheggiante, falsamente nervosa, falsamente sostenuta, falsamente abbandonata»: falsa in tutti i sensi, dunque falsa per vocazione (LA BIERE DU PECHEUR, in Opere I (1937-1959), a c. di Idolina Landolfi, Milano, Rizzoli, 1991, p. 650). Dove all’aggettivo in questione non si fornisse un mero significato negativo – che d’altronde testimonia lo sfumare del dilemma in tragedia, posto che alla scrittura, come alla vita, un’armonizzazione tra forma e contenuto non possa imporsi –, si scoprirebbe però, all’origine della falsità, la finzione. E, infine, se il risvolto esterno della poiesis, della creazione, coincide necessariamente con la finzione, va da sé che la falsità della scrittura è prigione da cui non si evade, e che anzi costituisce sì un limite all’espansione dello spirito poetico, ma come un’entità che nel contempo preserva e incarcera.
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